Per il mio lavoro mi è capitato un'infinità di volte di avere contatti con prefetture e questure in tutta Italia. Uno dei grossi ostacoli è che spesso le prefetture danno per scontato e giustificato quello che fanno le questure. La conseguenza è che procedure come i ricorsi gerarchici e in autotutela vengono praticamente ignorati.
I ricorsi rimangono mesi (qualche volta anni) su misteriose scrivanie e se ricevono una risposta sembra quasi a stampone (e sempre in difesa dell'operato delle questure, a prescindere).
Questo provoca rilevanti danni al cittadino ma anche allo Stato.
Non va dimenticato che il problema non è dare ragione al cittadino in sè: questi può anche avere torto.
Il problema è non esaminare la questione problema e quanto scritto e richiesto con la necessaria terzietà (dovuta per l'importante carica che si ricopre).
I prefetti non sono difensori d'ufficio dei questori ma organi di controllo del loro operato, con una responsabilità enorme e conseguenti onori. Non per niente ad un prefetto ci si rivolge chiamando "eccellenza".
Tutto questo riguarda anche e soprattutto i funzionari sottostanti il prefetto che devono istruire le pratiche.
Si è quindi magari costretti a fare un ricorso al TAR quando sarebbe bastata una procedura più veloce ed economica.
Per fortuna non è sempre così.
Negli ultimi anni ho apprezzato con piacere (professionale e di cittadino) quanto fatto dagli uffici della prefettura di Roma.
Ho apprezzato lo scrupolo con cui si sono controllati i fascicoli, la ricerca della verità e della migliore soluzione che contemperasse le esigenze di tutela della sicurezza pubblica con i diritti del cittadino.
Ho apprezzato lo scrupolo con cui si è interpretata ed applicata la legge.
Accade anche in altre parti d'Italia ma purtroppo prevale l'aspetto negativo.
Grazie e ... speriamo che i buoni esempi siano contagiosi. :-)
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