Il Consiglio di Stato (supremo organo giurisdizionale amministrativo) ha esaminato un caso molto comune, con la sentenza del 7.12.2015 n. 5542.
Che cosa accade infatti quando noi siamo cittadini ligi alle leggi, non abbiamo precedenti e nemmeno abbiamo mai avuto problemi che pur non sfociando nel penale possano far pensare che non siamo cittadini perfetti MA abbiamo nella nostra abitazione un convivente (familiare o no) che ha precedenti penali?
Appare come una ingiustizia ma di fatto accade che il porto d'armi possa esserci negato.
Ai precedenti penali aggiungiamo anche il caso di un convivente che abbia fatto uso di sostanze stupefacenti.
La prassi di alcune questure, almeno nei casi meno gravi, è quella di diffidare il titolare del porto ad usare il massimo delle precauzioni nella custodia delle armi, in modo che sia impossibile che ne venga in possesso il convivente.
Altre questure invece ritengono che il porto d'armi (o il permesso di detenzione) debbano automaticamente essere negati.
Il Consiglio di Stato ha da una parte, in linea generale, ritenuto valido l'indirizzo per cui il porto d'armi può essere negato in questi casi.Ha però aggiunto - questa è la parte fondamentale - che vada esaminato caso per caso.
Secondo la Corte è necessario che il Prefetto indichi con precisione quali siano gli indizi che possono far ritenere che l'affidabilità personale del titolare di porto d'armi possa scemare a causa della presenza del convivente.
Non è più quindi un effetto automatico ma bisognerà valutare tutte le circostanze.
Ad esempio sarebbe rilevante la presenza di un clima di conflittualità con il convivente pregiudicato.
Nel caso esaminato dal Consiglio, si è ritenuto che mancassero indizi precisi sulla possibilità concreta di abusi; si è quindi stabilito che il porto d'armi fosse concesso (o più precisamente si è revocato il diniego alla concessione).
Questa decisione è importante anche per un altro motivo.
Nel mondo dei cacciatori, tiratori, amanti delle armi in genere esiste spesso un atteggaimento di sudditanza sostanziale per cui nemmeno si pensa che il parere della questura o del prefetto o dei carabinieri possano essere contestati.
Capita quindi che si accettino con dolore decisioni abnormi.
La realtà è diversa ed esiste sempre la possibilità di ottenere ragione facendo revocare una decisione ingiusta.