martedì 5 dicembre 2017

Se ti negano il porto d'armi (difesa, caccia, tiro) devi stare zitto?

Sembrerà strano ma il popolo di chi richiede un porto d'armi o l'autorizzazione a tenere una pistola è fatto da tanta gente pacifica, spesso pure troppo.
Questa gente è normalmente rispettosa verso gli organi di polizia; non dimentichiamo infatti che chi vuole un'arma clandestina può trovarla al mercato nero con risparmio di tempo ed anche di denaro.
Ho fatto questo prologo perchè nella mia esperienza professionale capita continuamente che chi subisce un torto con il diniego della licenza di caccia o titolo similare e pur protestando ampiamente ... alla fine lasci perdere.
È proprio vero che non si può fare nulla contro la decisione della questura?
È assolutamente falso.
Il provvedimento di diniego si può impugnare e capita di frequente che venga annullato, con il conseguente rilascio del porto d'armi.
Le questure hanno una grande discrezionalità ma questa discrezionalità deve sempre rispondere a criteri oggettivi di rispetto delle norme e ragionevolezza.
In caso di diniego ci si può opporre con un ricorso gerarchico e/o un ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale).
Per avere maggiori informazioni, senza impegno, sul vostro caso concreto, scrivetemi alla mail umberto@avvocatochialastri.it o completate il modulo sotto.
Avv. Umberto Chialastri

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Per sparare in poligono occorre il porto d'armi?

Il problema è interessante. 
Le armi possono essere maneggiate o usate solo da chi ha il porto d'armi o l'autorizzazione alla detenzione?
Nella cantina di casa mia o altro luogo super sicuro posso far sparare mio figlio o un amico?
È possibile iscriversi  in un poligono di tiro ed usare un'arma di proprietà del poligono o di un terzo?
Mia moglie (o mio marito) può tenere la mia pistola sul suo comodino?
Posso far maneggiare la mia pistola, in casa mia, ad un amico che non nha il porto d'armi?
Posso dare la mia pistola al sorvegliante che gira nel mio giardino?
La materia è disciplinata dall'art. 699 del codice penale, dalla legge 895/1967, dall'art. 20 bis della legge110/1975.
Come al solito le leggi ci sono ma quello che varia è la loro interpretazione.
Basta trovarsi coinvolti in un processo penale per capire la differenza.
Un processo penale può partire (con sequestri e danni per anni) anche ingiustamente; l'assoluzione finale risolve i problemi solo molto parzialmente.
C'è quindi da distinguere tra l'interpretazione "tranquilla" e quella che può dare la possibilità di guai (anche se in realtà si è in regola).
Su tutta questa problematica è interessantissimo il lungo articolo del dott. Mori che trovate a questo link http://www.earmi.it/diritto/faq/poligoni.htm .
Le sue conclusioni sono che nulla vieta tutti i comportamenti sopra elencati, lo afferma con la solita competenza straordinaria e sono perfettamente d'accordo. Il suo studio è anche importante perché pioneristico sotto molti aspetti.
Le argomentazioni usate sono quelle che userei molto volentieri in un processo. Se si vuole evitare il processo occorre essere però molto più restrittivi.
Vediamo alcuni punti.
Uso in poligono.
Va distinta la situazione che si crea in un TSN Tiro a Segno Nazionale da quella in un poligono privato.
Per i TSN esiste una normativa apposita che permette, anche ai minorenni, di sparare sotto la supervisione di un direttore di tiro.
Interessante è la pagina del TSN di Roma dove, tra i requisiti per l'iscrizione, non viene menzionato il porto d'armi https://www.tsnroma.it/iscrizione .
Per i poligono privati la situazione dovrebbe essere legalmente la stessa, vale a dire che può sparare anche un minorenne o chi non abbia un porto d'armi, con l'arma prestatagli e sotto la supervisione, controllo, del proprietario esperto (o di altro esperto). È però una interpretazione che nella pratica non è condivisa. In pratica il poligono dove vado non ha alcuna voglia di rischiare la chiusura e così è per molti altri. Non posso dare loro torto.
Per la FITAV, pur essendo un'organizzazione  privata la situazione è per molti aspetti simile ai TSN perchè è consentita l'iscrizione ai 14enni.
Veniamo alla moglie che può tenere sul comodino la vostra pistola. Secondo gli stessi principi non ci sarebbe nemmeno nulla di male a insegnarle a usare la pistola nel proprio giardino o cantina; in questo modo si potrebbe difendere in nostra assenza.
Al di là dell'aspetto teorico, nella pratica esiste un principio di ferro: tutto (o quasi) è lecito finchè le cose vanno bene ... ma solo finchè vanno bene!
In pratica le cose possono essere diverse: ho riportato una sentenza http://www.leggearmi.it/search?q=suicida nella quale il marito è stato condannato perchè la moglie sapeva dove erano le chiavi della cassaforte e si è suicidata.
La situazione non cambia se l'amico a cui faccio maneggiare l'arma, intenzionalmente o meno, ammazza o ferisce qualcuno. Il suo comportamento può essere al di là del prevedibile ma in pratica i guai seri possono essere solo i nostri.
Il problema vero italiano è sempre lo stesso: negli USA un'arma è un espressione del diritto di libertà, in Italia (ed in altri paesi europei) è un qualcosa che lo Stato ti può concedere o meno. 
Se a questo aggiungiamo l'odio generale che porta anche a proibire le armi giocattolo ai bambini (perchè considerate diseducative...) si arriva alla sotterranea persecuzione costante a chi ama le armi e le usa (o vorrebbe usare) lecitamente.
Avv. Umberto Chialastri