il
diritto delle armi odierno si basa su leggi del 1931. Successivamente è
stato integrato e modificato da varie leggi sparse che oltre ad
aggiungere cose a casaccio hanno creato anche confusione.
Anche
per questo penso non sia mai troppo tardi per vedere come gli antichi
romani disciplinassero la materia e provare ad immaginare cosa
succederebbe se la si applicassero le loro leggi al giorno d'oggi.
Naturalmente
non si può prescindere dal presupposto che tra le armi che erano in
commercio al tempo dei romani e quelle che ci sono oggi vi sono molte
differenze. Prima tra tutte la presenza delle armi da fuoco.
Di
armi da lancio vi era un grande uso, ed anche se la loro portata
distruttiva poteva essere devastante (si pensi ad una freccia con una
stoppa di resina accesa lanciata su materiale infiammabile) non sono
minimamente paragonabili alle armi da sparo odierne.
Del
diritto delle armi nell'epoca romana abbiamo traccia nei testi di
Ulpiano e Giustiniano dove sostanzialmente si comprende che per il loro
diritto non vi era nessuna classificazione particolare di arma, perchè
obiettivamente per loro, come lo sarebbe anche per noi, tutto può essere
inteso come arma. Non vi era alcune differenza come invece nel nostro
ordinamento, dove si distinguono per proprie ed improprie, comuni o da
guerra, bianche, da lancio, da sparo...ecc. L'unica differenza su cui
ponevano l'attenzione era se quell'oggetto fosse utilizzato per la
difesa o per l'offesa.
Nel diritto romano non ci si focalizzava sull'arma in sè, su un oggetto, ma si guardava l'utilizzo che l'uomo ne faceva.
Anche
per quanto riguarda il porto dell'arma, era consentito per la
propria difesa. L'imperatore Giustiniano provò a regolamentare il porto
delle armi, stabilendo che il porto fosse permesso solo alle persone che
avevano avuto l'autorizzazione del Governatore. Ma a quei tempi
l'impero era già talmente vasto che le popolazioni a settentrione
(Franchi e Germani), abituate per le loro tradizione a non stare mai
senza la propria arma, videro ciò più come una punizione che come una
regolamentazione.
Le condotte incriminate in tema di armi
erano quelle di chi armava gli schiavi, di chi utilizzava le armi per
offendere, rapinare, distruggere. Di chi ne immagazzinava più di quanto
necessario per la caccia, difesa, viaggio, navigazione, commercio o
eredità.
Cercando di paragonare il diritto dei romani
sulle armi al giorno d'oggi (e le similitudini negli altri rami del
diritto sono tante, essendo il diritto romano la base del nostro
diritto) la prima differenza che troveremmo risiederebbe
nell'alleggerimento e semplificazione delle leggi che regolano la
materia.
Nel piano sostanziale, oltre alla possibilità
(non da poco) di poter portare in giro armi bianche al solo fine della
propria difesa, non cambierebbe molto dato che anche la nostra
Cassazione più volte si è trovata ad esempio a ritenere arma una scopa o
un mattarello in virtù dell'uso che poi se ne è fatto.
Per
quanto riguarda invece il porto di armi bianche, essendo per i romani
un coltello non molto diverso da un sasso, ciò sarebbe permesso.
Impensabile
al giorno d'oggi un permesso del genere, anche perchè si sta lottando
verso la non obbligatorietà della denuncia delle armi bianche (da tenere
esclusivamente dentro casa) e non con poca fatica, figuriamoci se possa
essere possibile andare in giro con un bel coltello o tirapugni
incastrato nella cintura.
Le mia conclusione è che non mi
dispiace la visione romana delle armi, ovvero inteso come qualsiasi
oggetto atto ad offendere e difendere, senza perdersi in numerose
categorie e differenze, ma concentrandosi solo sull'uso che l'uomo ne
faceva. Perchè sì, le armi sono pericolose, ma una pistola per sparare
ha bisogno di un uomo che prema il grilletto.
Qualche
giorno fa sono passato a trovare un amico che gestisce una palestra che
non vedevo da molto tempo. Una volta saputo che mi occupo di diritto
delle armi mi ha chiesto "ma non ti senti in colpa a permettere a delle
persone di avere la disponibilità di un'arma?" ed io, sorridendo, ho
risposto alla romana, ovvero "ma tu hai idea di quante armi ci sono in
questa palestra? Non ti senti in colpa a metterle a disposizione dei
tuoi clienti?" questo per ribadire il concetto che l'arma è un oggetto,
inanimato, ciò che le rende armi in senso stretto è solo l'utilizzo che
ne fa l'uomo. Per questo motivo non va colpevolizzato a prescindere il
semplice collezionatore, o appassionato di tiro al bersaglio, o
cacciatore, solo perchè ama le armi. Ciò non fa di lui un violento o uno
squilibrato.
Avv. Carlo Chialastri